L’intervento del cardinale Scola all’Università Cattolica, in apertura del convegno internazionale di studi “Costantino a Milano. L’Editto e la sua storia” (8-11 maggio, sessioni anche alla Statale e all'Ambrosiana)

di Francesca LOZITO

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L’Editto di Milano oggi. Riflettere sulla storia per guardare al futuro. In occasione dell’apertura del convegno storico su Costantino e l’Editto di Milano – durante il quale, per quattro giorni, i più importanti studiosi di storia romana si ritrovano a Milano a riflettere sul diciassettesimo centenario dall’evento -, questa mattina in Università Cattolica il cardinale Angelo Scola ha gettato idealmente un ponte tra la storia ricca di significato e la situazione di oggi. «In occasione del Discorso alla Città, la vigilia di Sant’Ambrogio – ha spiegato – ero partito dalla considerazione che non si possa negare all’Editto di Milano un qualche significato epocale, in quanto inizio di quella che, col tempo, avremmo potuto denominare “libertà religiosa”. Pur tenendo in debita considerazione le diverse riletture storiche che hanno sopravvalutato di volta in volta, o sottovalutato, il peso dell’Editto, mi sembra che si possa continuare ad affermare che con l’Editto di Milano emergono per la prima volta le due dimensioni che oggi chiamiamo “libertà religiosa” e, in maniera indiretta, quella che secoli dopo verrà chiamata “laicità dello Stato”. Sono due aspetti decisivi per la buona organizzazione della società politica».

Scola riconosce anche le difficoltà incontrate da questo importante documento: «Come ben sappiamo – ha sottolineato – l’Editto fu una sorta di “inizio mancato”. Basti pensare alla svolta di Teodosio. Tuttavia il tema della libertà religiosa e della laicità dello Stato hanno continuato a pesare lungo la storia ed è assai significativo che ai giorni nostri tale travaglio, nonostante i non pochi guadagni, è lungi dall’essere concluso». Ed ecco il ponte ideale con l’odierno: «Parlare oggi di libertà religiosa significa infatti affrontare un’emergenza sempre più globale: guardando verso Oriente il problema si pone non di rado in termini di vera e propria persecuzione violenta su base religiosa di tutti coloro che professano una fede diversa da quella “ufficiale”, ma anche in Occidente non mancano limitazioni, talora non di poco conto, della libertà religiosa».

L’Arcivescovo ha poi rilevato le differenze di sfumature in merito alla laicità: «Nei Paesi in cui domina ancora la religione di Stato, dove ancora non si è scoperto il valore di una “sana laicità” tutelare la libertà religiosa significherà primariamente incoraggiare il pluralismo religioso e l’apertura a tutte le espressioni religiose, per esempio eliminando le legislazioni che puniscono anche penalmente la blasfemia. In Occidente, invece, è urgente superare la latente diffidenza verso il fenomeno religioso insita nell’ambiguità di alcune concezioni della laicità che generano un clima non certo favorevole a una autentica libertà religiosa».

La libertà religiosa, dunque, non è per Scola un tema che si risolve per sempre: «Laddove si parli della natura e dei “limiti” di tale libertà, nonché della sua coesistenza con l’imprescindibile dovere della persona di cercare la verità, come fa la Dignitatis humanae – ha spiegato ancora si mettono in campo una serie di fattori il cui equilibrio non è mai dato una volta per sempre. Il tema della “libertà religiosa”, sulla cui bontà sembrerebbe facile, a prima vista, trovare vasto consenso, possiede in realtà un contenuto tutt’altro che ovvio e si impiglia in un nodo in cui s’intrecciano gravi problemi».

La visita di Bartolomeo e del Papa copto

L’Arcivescovo ha augurato «che lo studio rigoroso dell’Editto, della sua recezione, delle sue differenti interpretazioni possa illuminare la pratica della libertà religiosa, che costituisce una vera e propria cartina di tornasole del grado di civiltà di una società. Questo lo è anche per la nostra Milano, che sta lentamente trovando una sua fisionomia metropolitana nel crogiolo dei gruppi e delle realtà plurali. Credo che un lavoro di questo genere mostri come senza luoghi di ricerca, di comunicazione dei saperi, di elaborazione culturale e senza la solidarietà di questi luoghi sarà molto difficile trovare la nuova anima della nostra città». L’auspicio, dunque, è che «l’approfondimento di questi giorni sia mantenuto in questo orizzonte di vita buona per la Chiesa milanese, per la sua fisionomia peculiare, nel suo radicamento di popolo, nella sua storica proposta di dimensione pubblica della fede intende continuare questo lavoro».

Scola ha infine ricordato «l’arrivo imminente del patriarca Bartolomeo a Milano, la prossima settimana e i gesti forti che sono previsti». Oltre alla sorpresa della visita anche a Milano, nel passaggio in Italia, del nuovo Papa copto Tawadros II: «Queste figure eminenti – ha concluso Scola – vengono qui perché ormai parte del loro popolo vive tra noi e le seconde generazioni di queste persone che sono venute a Milano, al di là della questione dello ius solie dello ius sanguinis, sono milanesi e non si potrà presto fare a meno di prenderne atto».

In apertura del convegno anche il saluto del rettore dell’Università cattolica Franco Anelli: «L’Editto di Costantino è un atto fondamentale che, più che porre una soluzione, pone delle domande. Segna una tappa, ma non chiude un problema. Nel rapporto tra autorità e fenomeno religioso, tra verità e libertà definisce la tolleranza come principio assoluto di rispetto della libertà dell’altro. Filosofi del diciassettesimo secolo come Spinoza ne daranno tutt’altra definizione: la tolleranza sarà per loro sopportazione delle sofferenze per ragioni di fedi religiose».

La prima giornata del convegno si svolge oggi in Cattolica, la seconda domani alla Statale, venerdì e sabato i lavori si trasferiranno all’Ambrosiana.