L’espressione "Liberi per credere" va riferita al valore della libertà religiosa nello spazio pubblico. Il "Krismon" divenne simbolo dell’identità dei cristiani e del ruolo del cristianesimo nella costruzione della pace e del bene comune

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“Liberi per credere” è il titolo sintetico scelto per legare tra loro le diverse iniziative che contrassegnano l’Anno Costantiniano. Una variante rispetto alla più nota espressione “Liberi di credere”, il cui significato è finalizzato a leggere l’anniversario in riferimento al valore della libertà religiosa nello spazio pubblico, nel suo spettro più ampio possibile.

Un concetto che Benedetto XVI ha ben sottolineato nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2011. «Quando la libertà religiosa è riconosciuta, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice, e si rafforzano l’ethos e le istituzioni dei popoli – affermava il Pontefice, richiamando la piena attualità dell’insegnamento della Dignitatis Humanae -. Viceversa, quando la libertà religiosa è negata, quando si tenta di impedire di professare la propria religione o la propria fede e di vivere conformemente a esse, si offende la dignità umana e, insieme, si minacciano la giustizia e la pace, le quali si fondano su quel retto ordine sociale costruito alla luce del Sommo Vero e Sommo Bene».

La comunicazione chiara ed efficace di un evento passa necessariamente anche attraverso l’individuazione di un logo, essenziale a contrassegnare i vari eventi e le diverse celebrazioni immaginate. Tenuto conto dello spirito con cui la Chiesa ambrosiana intende vivere l’Anno Costantiniano, il logo scelto per caratterizzare le iniziative legate alla ricorrenza del XVII centenario dell’Editto di Milano è il signum crucis, o Krismon.

Con Costantino il segno della croce subì una radicale trasformazione di significato: da segno infamante di giudizio e condanna per i cristiani, venne trasformato in simbolo del trionfo di Cristo. Superando il rischio che potesse venire asservito alle mire del potere temporale, il signum crucis assunse così un ruolo e un significato pubblici: da una parte come segno di identità dei cristiani, dall’altra come segno del ruolo che il cristianesimo può giocare per contribuire alla costruzione della pace e del bene comune.